martedì 7 giugno 2016

Brahms: Tre intermezzi op. 117

I tre Intermezzi Op. 117 furono composti nel 1892 e sono tra i più amati e tra i più popolari lavori dell'ultimo pianismo di Johannes Brahms. Su una dimensione più intimistica rispetto alle Op. 116, 118 e 119, il compositore descrive questi pezzi come "nenie per le mie sofferenze". Vi troviamo in effetti Brahms al suo massimo livello di tenerezza e introspezione, con un solo momento di esplosione (nel terzo Intermezzo), dato a dir poco notevole se pensiamo alla caratteristica fierezza del compositore. Gli Intermezzi traggono ispirazione da un poema scozzese estratto dalle "Volkslieder" di Herder e presentano questa iscrizione (per l'esattezza, tale epigrafe compare a introduzione del primo intermezzo ed è tratta dal "Lamento di Lady Anna Bothwel"):

Schlaf sanft mein Kind, schlaf sanft und Schön !
Mich dauert's sehr, dich weinen sehn.

Dormi dolcemente bambino mio, dormi dolcemente e tranquillo!
Mi fa male il cuore a vederti piangere

Abbiamo datato questi lavori 1892: e in effetti, in questi anni Brahms si volgeva, e lo aveva fatto già negli anni immediatamente precedenti, alla rivalutazione del sistema di valori, per così dire, intimistici e individualistici, offerti dal Romanticismo. Ne nacque una serie di composizioni per pianoforte, a partire dai Lieder (Bernarda Fink - Roger Vignoles) e dagli otto pezzi op. 76. Dopo l'impegno sinfonico del Concerto op.102, rivediamo il compositore a scrivere per pianoforte solo nella sua villa di Ischi. 
Possiamo affermare che le grandi sonate di Beethoven scritte nei primissimi anni del diciannovesimo secolo e i brevi pezzi in forma libera scritti da Brahms, tra cui appunto questi Intermezzi, aprono e chiudono tutto l'Ottocento pianistico: le prime rappresentano il vertice dello stile classico, i secondi l'estrema concezione romantica della musica come attività sentimentale e del pianoforte come veicolo privilegiato delle confessioni più intime e toccanti. D'altronde, le affinità tra Brahms e Beethoven sono incontestabili, non soltanto perché lo stesso Brahms si dichiarava proveniente da una cultura musicale che risaliva a lui e ancor prima a Bach, fino ai maestri della polifonia rinascimentale, ma anche perché alla base della sua musica vi sono principi di architettura musicale classici, primo tra tutti il contrappunto. 
Analizziamo i tre Intermezzi. (Sokolov esegue Tre Intermezzi op.117)
Il primo Intermezzo (Andante Moderato in 6/8, tonalità di Mi bemolle maggiore) è, come nella maggior parte di casi analoghi, in forma di canzone, con prima parte, seconda parte e ripresa variata della prima parte. La prima parte, quasi una ninna-nanna, è strutturata alla maniera romantica, ma al di sopra della melodia Brahms colloca una contromelodia raddoppiata in ottava, in modo che la sonorità ne risulti assolutamente rinnovata. (Glenn Gould esegue Intermezzo n.1 op.117) La seconda parte è forse ispirata alla seconda strofa del "Lamento":

Quando tuo padre venne da me
Teneramente, tanto teneramente mi chiese di amarlo
Tuo padre! Io non immaginavo ancora il suo tradimento,
Non conoscevo ancora la sua perfidia

Il secondo Intermezzo (Andante non troppo e con molta espressione, in tonalità di Si bemolle minore)  è un pezzo elegante, basato su ampi arpeggi da cui spunta la melodia, subito ripresa come un'eco da un'altra voce, il tutto in un'atmosfera di profonda malinconia, ma pure di ansia e tensione che risaltano in maniera particolare nelle modulazioni della coda. (Arthur Rubinstein esegue Intermezzo n.2 op.117)

Il Terzo Intermezzo (Andante con moto, in Do diesis minore) si apre con un misterioso e cupo andamento di marcia, richiamante le ballate nordiche. Il tono malinconico della prima parte ritorna nella terza e ultima, dopo una timida apertura in maggiore che pur con il suo tono tormentato e più vivo non prevale sulle intenzioni generali. (Arthur Rubinstein esegue Intermezzo n.3 op.117)

Clara Schumann ebbe a dire riguardo agli Intermezzi: "In questi pezzi io sento finalmente la vita musicale risvegliarsi nella mia anima". Brahms reagì, come spesso faceva, in maniera piuttosto brusca. Rifiutò formalmente la definizione dei tre Intermezzi come ninnananne, anche se qualche volta non lo negò, affermando che in realtà si dovrebbero definire "ninnananna di una madre infelice o di uno scapolo sconsolato"


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