Ludwig Van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) fu un
grandissimo compositore d’origine tedesca. Iniziò la sua vera educazione
musicale, filosofica e letteraria sotto la guida di Christian Gottlob Neefe, seguace dello
stile sentimentale, espressivo, “parlante” di Ph. E. Bach (Ascolta: Concertos for Transverse Flute). Già prima dell’‘800, in effetti, Beethoven riverserà nelle sue prime composizioni il tentativo
di fare del pianoforte uno strumento cantante. Studiò con il suo mentore il
“Clavicembalo ben temperato” e il Versuch del già citato Ph. Emanuel Bach. Vienna, città dalle multiformi
intelligenze musicali e sede dei migliori artisti dell’epoca, accolse Beethoven,
aspirante all’eredità di Mozart, per molti anni e restò la sua residenza sino
alla morte. La sua bravura come pianista e soprattutto la sua fama di grande
improvvisatore fecero presto ad aprirgli le porte della nobiltà viennese. Il
ventennio compreso tra il 1795, anno del primo concerto pubblico, e il 1815,
quando dovette sospendere ogni attività di pianista e direttore a causa della
perdita totale dell’udito, fu per Beethoven il periodo di maggior fortuna,
mondana ed economica. Fu tuttavia nel corso degli stessi anni che la sordità
cominciò a tormentarlo fino alla completa atrofia del nervo acustico. Terribili
le crisi che ne derivavano, superate a fatica da un incrollabile e coraggioso
ottimismo e da un ideale amore nei confronti dell’umanità, pur costantemente
messi alla prova dai suoi difficili rapporti sociali. In particolare con le
donne (ricordiamo la celebre “amata immortale” di una lettera del 1812, mai
identificata), non riuscì mai a concretizzare le sue accese passioni in vincoli
familiari, nella cui sacralità pure nutriva una fede assoluta.
L’opera di Beethoven fu catalogata da Georg Kinsky e Hans
Halm e comprende 138 composizioni con numero d’opera cui se ne aggiungono oltre
205 senza numero di catalogazione (WoO, “Werke onhe Opuszhal”: pezzi brevi per
pianoforte, elaborazioni di melodie popolari, invenzioni per musica da camera,
brevi appunti). Beethoven nacque pianista e in gioventù, sino almeno al 1795,
scrisse solo per strumenti a tastiera. Un periodo centrale (1800-1815) lo vedrà
orientato al genere sinfonico e concertante. Volendo riassumere in fasi lo
stile e l’opera di Beethoven, possiamo
individuare una prima fase in cui egli pare decisamente legato a Mozart e
soprattutto ad Haydn in termini stilistici (Ascolta: Piano sonata in F minor), in una sorta di “manierismo”
fondato su vere e proprie citazioni, alla luce delle quali i primi spunti
personali appaiono imprevisti e innovativi.
Nella seconda fase compaiono
repentinamente i primi colori aggressivi, patetici e di contrasto che
anticipano un vero e proprio romanticismo musicale alla maniera di Weber,
Liszt, Schumann, Chopin e persino Brahms (Ascolta: Sinfonia n.5). La terza fase è quasi atemporale,
visionaria, metafisica, dualistica: da un lato l’equilibrio, la simmetria e la
chiarezza classici, dall’altro l’energia dirompente e spesso tragica degli
opposti (Ascolta: Sonata op.27 n.2; Rubinstein Version; Horowitz Version). ![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg4V5LymC_6bkk5zpyf3qYfYYVvAtrIXOn_pz0Z6vJfEcCNVScu9eTuqdiUASXmuPq_ecZgJqpZNnd020LkEjw4D9qHyyBy6EYHSU4rmjG3NFbOAG9qlx5XmzkDFpZhqe9ETXL7NGcStQ/s200/44.jpg)
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Tecnicamente, il pezzo non si presenta particolarmente complesso. Il
primo tema principale richiede un tocco premuto e attaccato al tasto per rendere
la melodia. La robustezza del tocco necessaria al secondo tema principale va
evidenziata, oltre che sul piano dinamico, anche tramite un tocco pieno e
corposo piacevolmente contrastato da uno cantabile e ben poggiato per il
secondo tema laterale.
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