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Muovendosi tra Weimar, Kothen e Lipsia, Bach conduce un'esistenza relativamente tranquilla, per quanto segnata da numerosi lutti e spesso vivacizzata dal suo carattere niente affatto facile e conciliante, specie con i suoi superiori. La sua materia di massimo interesse era certamente la composizione di musica sacra per organo, strumento prediletto grazie al quale godette di grande fama.
I costruttori di organi ricorrevano spesso ai suoi consigli. Come autore, invece, fu assai meno conosciuto, anche perché gran parte della musica che scrisse era pensata per uso locale o personale. Si tratta di una produzione mirabilmente copiosa che comprende praticamente ogni genere, eccettuata l'opera: musica concertante, musica da camera e per clavicembalo (in cui la sua abilità contrappuntistica, figlia di una pregiata sintesi tra lo stile tedesco alla Buxtehude (Guarda:Toccata in D minor, BuxWV 155 - B. Foccroulle) e lo stile italiano alla Vivaldi (Guarda: F. Varela Montero, "La Primavera"), appare nettamente superiore rispetto ai suoi contemporanei sia italiani che francesi: ne nasceranno i due libri del "Clavicembalo ben temperato"), i numerosi preludi e fughe, le toccate, le fantasie, le cantate e le passioni. Ormai completamente cieco, Bach detta la sua ultima, immensa composizione (rimasta purtroppo incompiuta), l'Arte della fuga (Guarda: Glenn Gould Contrapunctus I-IV), prima di esser colto da collasso cardiaco, sopraggiunto poche ore dopo un prodigioso recupero delle facoltà visive perdute da qualche anno. Il bagaglio musicale che Bach lascerà dietro di sé sarà immenso, seppure riscoperto molto tardi.
Ora, qualche cenno sulla mastodontica opera del "Wohltemperierte Klavier". (Ascolta: Glenn Gould book 1; Ascolta: Glenn Gould book II) I due libri, composti rispettivamente nel 1722, durante la permanenza a Kothen, e nel 1744 (a Lipsia), ma stampati nel 1799 contengono ciascuno 24 preludi e altrettante fughe nelle ventiquattro tonalità - fra maggiori e minori - della scala temperata. La prima coppia di preludio e fuga è in Do Maggiore, la seconda in Do minore, la terza in Do
Maggiore, la quarta in Do
minore, e così via. Lo schema continua, seguendo la scala cromatica fino al completamento di tutte le tonalità maggiori e minori. L'opera è pensata per strumento a tastiera (senza distinzione tra clavicembalo, clavicordo e organo da camera), "per utilità ed uso della gioventù musicale avida di apprendere, ed anche per passatempo di coloro, che in questo studio siano già provetti". Secondo un'opinione diffusa, quest'opera testimonierebbe il sostegno di Bach a un sistema di accordatura (temperamento) innovativo per la sua epoca, che molti identificano tout court con il moderno temperamento equabile.
In realtà, ai tempi di Bach era definito "buon temperamento" qualsiasi sistema di accordatura che permettesse di suonare in tutte le tonalità, in contrasto con il temperamento mesotonico di uso corrente nei secoli XVI e XVII. Ai tempi di Bach esistevano numerosi schemi di "buoni temperamenti", basati su diverse alterazioni degli intervalli di quinta; con ognuna di queste accordature, dette "ineguali", era possibile suonare in tutte le tonalità, ma l'alterazione di ciascun accordo rispetto alle consonanze perfette variava da una tonalità all'altra. Ogni tonalità acquistava, in questo modo, un "colore" caratteristico, che tuttavia dipendeva dal particolare "buon temperamento" adottato. Ai tempi di Bach era anche noto, a livello teorico, il temperamento equabile moderno, in cui tutte le quinte sono ugualmente calanti. Questo schema era comunque di difficile realizzazione nella pratica (in quanto non contiene nessun intervallo "giusto" che si possa usare come riferimento nel corso dell'accordatura, a parte ovviamente l'intervallo di ottava). Resta da capire a quale specifico temperamento volesse riferirsi Bach nel titolo della sua opera.
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